12 dicembre 2024

La criminologa al convegno degli Psicologi alla Mole: “Le mente dei più piccoli ha bisogno di stimoli nella vita reale”. Guercio e Marilungo: “Educhiamoli dalle scuole”. Lavenia: “Insegniamo il rispetto ai giovani”

ANCONA – “La prima cosa da fare per prevenire il pericolo della rete è conoscere le abitudini online dei figli, quello che fanno attraverso l’utilizzo dei loro dispositivi elettronici. Non è pensabile che un genitore consideri un cellulare una sorta di babysitter, a cui delegare buona parte di quelle che sono le loro relazioni. Bisogna capiscano le problematiche e vigilino adeguatamente sulla vita dei più piccoli”. Sono le parole della criminologa Roberta Bruzzone, intervenuta oggi pomeriggio allauditorium Tamburidella Mole Vanvitelliana di Ancona, nellincontro aperto alla cittadinanza Prevenzione e trattamento dei fenomeni correlati all’uso disfunzionale della tecnologia, organizzato dallOrdine degli Psicologi delle Marche con il patrocinio del Centro Servizi per il Volontariato (Csv).

Sono preoccupanti i numeri che legano questo fenomeno alle Marche, dove il 73,4% di bambini e giovani dai 6 ai 17 anni utilizza Internet tutti i giorni, rispetto a un media nazionale del 78,3% compresa tra 11 e 13. Il dato più preoccupante citato nellAtlante dellinfanzia a rischio in Italia di Save the Children, però, è che nella nostra regione il 14,3% dei ragazzi con lo stesso range di età è stato vittima di cyberbullismo.

In apertura dell’evento sono intervenuti la presidente dell’Ordine degli Psicologi delle Marche, Katia Marilungo, e la consigliera e segretaria dellOrdine, Federica Guercio. Quest’ultima ha parlato del ruolo della psicologia scolastica negli interventi di prevenzione. Nella seconda parte, quindi, Bruzzone e lo psicologo e psicoterapeuta Giuseppe Lavenia sono intervenuti nel talk ‘Il lato oscuro della rete’, moderato dal giornalista Vincenzo Varagona, nel quale hanno parlato delle sfide poste dalle nuove tecnologie al sistema educativo, alle famiglie e alle istituzioni. Le ultime erano presenti nelle figure del presidente del Consiglio regionale Dino Latini (collegato da remoto), dellassessora regionale alla Cultura Chiara Biondi, del vicesindaco di Ancona Giovanni Zinni, dell’assessora ai Servizi sociali Manuela Caucci, e del vicepresidente del Csv, Paolo Gobbi.

“Il lato scuro delle piattaforme di interconnessione non risparmia nessuno — sono i pensieri di Marilungo e Guercio — spesso ne scaturiscono reati come cyberbullismo, grooming, cyberstalking, hate speech, violenza, molestie, pornografie e truffe. La nostra vita è interamente online e si corrono troppi rischi perché l’età di utilizzo della rete e dei social è sempre più bassa e le restrizioni non sono ancora del tutto efficaci. Vogliamo ricordare il nostro impegno nella promozione della legge sulla psicologia scolastica istituita nel 2021. Da allora la Regione si impegna nel finanziare un servizio che quest’anno ha interessato 30 istituti del territorio”. Lo psicologo Giovanni Siena si è invece chiesto “se i genitori di oggi reggano la frustrazione nel riuscire a dare le regole ai loro figli. La risposta e ‘no’, li assecondano. Stanno molto tempo fuori casa e faticano a sostenerlo. Dobbiamo aiutare anche padre e madre nel farsi rispettare con i loro ruoli”.

Oltre ai dati sul cyberbullismo, Lavenia ha sottolineato il problema dell’uso troppo frequente del digitale da parte dei più piccoli, spiegando come un’educazione attenta e rigorosa dei genitori con i propri figli sia fondamentale. “I dati non vanno ignorati, soprattutto considerando che dietro ogni numero c’è una storia, spesso fatta di silenzi, paure e isolamento — è il suo pensiero — Nelle Marche la presenza di una legge regionale specifica (dell’agosto 2018, “ilbullismononprendecampo”, ndr) è un passo importante, ma non basta. Costruiamo una società che protegga i più fragili e insegni ai nostri ragazzi che il rispetto non è un optional, ma un fondamento per ogni relazione. Se falliamo in questo compito, lasceremo soli i più giovani”.

“Il lato oscuro della rete esiste ed è diventato sempre più spesso un terreno di caccia per i potenziali predatori, che oramai sono tantissimi — ha aggiunto Bruzzone, che ha citato anche il caso di Larimar Annaloro, la 15enne trovata morta a Piazza Armerina (Enna) il 5 novembre scorso — Educando e sensibilizzando le persone possiamo aiutare a prevenire queste problematiche. I più piccoli non possono vedere lo smartphone come una protesi della loro mente, che ha bisogno di ben altri stimoli. Stando tutto il giorno al cellulare, la mutilano dal punto di vista psicosociale. Occorre che riscoprano le relazioni, che non si annoino facendo iniziative continue nella vita reale”.

Secondo l’indagine ‘Sorveglianza Bambini 0­2 anni’ dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), troppi bambini nei primi mesi di vita passano del tempo davanti a Tv, computer, tablet o cellulari: il 22,1% nella fascia dei 2­5 mesi, percentuale che cresce allaumentare delletà fino ad arrivare al 58,1% tra i bambini di 11­-15 mesi. Lavenia ha anche ricordato i dati dell’indagine nazionale dell’Associazione nazionale Dipendenze Tecnologiche Gap e Cyberbullismo, secondo cui i bambini in Italia tra 3-4 anni hanno già uno smartphone (17%), usano un tablet (78%) o un laptop (10%), poi guardano tv o film sui device (81%) o utilizzano piattaforme di video sharing (89%). Ma usano anche siti o app di messaggistica (50%) e i social (21%), dove hanno un profilo (24%).